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Parlo di Francesco Marino Mannoia, uno dei pentiti che mi ha accusato

Ero uscito qualche giorno fa, di buon’ora e di buon animo, per andare verso il mare; per vederlo, per sentire il suo profumo, per stargli vicino e per parlargli.
Mi piaceva molto da giovane, ora da vecchio mi piace ancor di piu’.

Al semaforo un ragazzo nero, silenzioso strillone del “Giornale di Sicilia”, mi offre con tratto educato e gentile il quotidiano che io accetto con piacere anche perché vedo sul cruscotto alcune monete a portata di mano.
Non avrei altrimenti acquistato e letto quel giornale né in verita’ altro, volendo almeno quel giorno stare da solo con me stesso e con il mare.
Invece, non e’ stato cosi’ perché sul giornale era riportata una notizia che, mentre per la maggior parte dei lettori poteva essere oggetto di piu’ o meno benevolo o malevole commento, per me e’ stato motivo di rinnovata tristezza e sofferenza che, ormai da quattordici anni, occupano il mio animo.

La speranza di un momento sereno e di oblio temporaneo di pensieri e sentimenti opprimenti era svanita.
Invece di rivedere il mare azzurro, risentire il suo profumo e riudire la sua voce, sono di nuovo sprofondato, toccando sporche carte ormai ingiallite dal tempo, nella melma maleodorante e repellente di una delle pagine ignominiose della mia vicenda giudiziaria e umana.
La pagina era intestata al criminale mafioso pentito Francesco Marino Mannoia, cosi’ come lo era l’articolo del giornale.

Con ripugnanza ma con forza d’animo, ripercorrero’ questa pagina.

 

I mass media hanno diffuso la notizia che lo Stato Italiano ha offerto al criminale mafioso “pentito” Francesco Marino Mannoia la somma di un milione di euro (2mila milioni di lire!), a titolo di liquidazione per fine rapporto di “collaboratore di giustizia”, dal 1989 ad oggi.

Egli ha rifiutato l’offerta e ha chiesto di usufruire ancora del lauto stipendio mensile ed altri vantaggi, di cui è beneficiario in atto, a spese del nostro Erario.

Sembra che abbia minacciato che, in caso contrario, tornerebbe in Italia dagli U.S.A., ove si trova sotto la protezione di quel Governo, e riprenderebbe la sua attività criminale.

Vinco, non senza difficoltà, la naturale repulsione a parlare di siffatto argomento, motivato soltanto dalla volontà di far di tutto perché il maggior numero di cittadini italiani sappiano cosa è accaduto nella vicenda giudiziaria, che ha sconvolto e devastata la mia esistenza.

Narro fatti certi ed incontestabili, che da nessuno possono essere revocati in dubbio: le opinioni, le valutazioni, le considerazioni, i giudizi li lascio al lettore. Se questi perderà poi un po’ di fiducia nella “Giustizia” del nostro Paese, non è colpa mia!

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Francesco Marino Mannoia, nato a Palermo nel 1951, soprannominato “mozzarella”, entra a far parte della “cosca” mafiosa S.Maria di Gesù , di cui era capo Stefano Bontate, nei primi anni ’70. L’attività criminale prevalente svolta da lui in quegli anni, sino alla data del ”pentimento”, a parte i periodi di carcerazione, consisteva nel fare omicidi e trafficare droga. In altri termini, era un killer e un esperto raffinatore di eroina. Lo dice lui stesso: cfr. verbale dell’udienza del 29.11.1994 del mio processo, pag. 46 “………come uno che ha ammazzato una ventina di persone…….” – Sì, ha detto proprio una ventina di persone, cioè circa 20, perché non ricorda se 20 o 19 o 21……!

Uno di più, uno di meno, non ha importanza perché è un killer.