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23 dicembre 1993 – Scritta a me stesso ed indirizzata ad Adriana

Roma, 23 dicembre 1993

Adriana,

è diventato veramente difficile scrivere una lettera che non sia una sequela di banalità ed insulsaggini sterili ed inutili. Come si può scrivere cose del genere quando nel proprio animo si accumulano, si alternano, si accavallano, si confondono, si intersecano, si uniscono in modo da formare una indescrivibile miscela che non sembra avere più nulla di umano: rancore, odio, istinto di vendetta, disprezzo, disgusto, schifo, rammarico, senso di impotenza, disperazione, rabbia, furore, abbandono, rassegnazione, apatia, ripulsa per sé e per gli altri, ansia, angoscia, paura di vivere e di morire, attaccamento animale alla vita, e tante, tante altre cose che potrebbero riempire pagine e pagine…….

Ma ti rendi conto che è stata distrutta la mia vita soltanto per delle sporche calunnie di sporchi individui che non potendo affermare di averne cognizione diretta riferiscono di avere avuto notizia dei fatti addebitatimi da altri che non possono confermare o negare perché morti da anni? Mi attribuiscono rapporti con persone mai conosciute o che, se da me conosciute, profondamente disprezzate, trattate soltanto per i miei doveri d’ufficio. Ciò che è stato l’adempimento del mio dovere mi viene ritorto contro…..!

Marchese (criminale con due ergastoli) mi accusa di fatti che gli sarebbero stati riferiti dallo zio, ammazzato più di dieci anni fa; Mutolo (criminale da me più volte perseguito) mi accusa di fatti che gli sarebbero stati riferiti da Riccobono, ucciso undici anni fa e Buscetta idem; Spatola ha affermato che sono massone e che mi avrebbe visto, in un frequentato ristorante, mentre pranzavo con Riccobono, criminale sanguinario che al solo stringergli la mano mi sarei imbrattato del sangue delle sue vittime.

Io sono in galera da un anno per questo!!! A parte gli sciacalli e le iene e gli avvoltoi e i corvi che si sono avventati, attirati da un corpo sanguinante ma ancora vivo…!

Come si può ritrovare la gioia di vivere dopo tutto ciò? Come si può trattare con altri uomini dopo tutto ciò? Devi diventare un santo od un missionario, oppure un essere rabbioso e ringhioso, pieno di odio per l’umanità. Io non voglio essere né l’uno né l’altro.

E la Giustizia? Dopo un anno di carcere chiede ancora tempo per indagare su di me: per accertare quanto denaro ho in banca! Per accertare a chi ho telefonato e cosa ho detto! Per consultare il mio fascicolo personale (100 riconoscimenti per operazioni di servizio e nove promozioni e rapporti con il massimo di valutazione)! Per accertare miei eventuali coinvolgimenti in situazioni a me completamente estranee, Tutto ciò risulta da un atto ufficiale (richiesta del P.M. di proroga della carcerazione). Quindi niente segreto istruttorio. E’ tutto pubblico ed ufficiale,di cui si può parlare anche in una lettera sottoposta a censura: sì perché la mia corrispondenza è ancora censurata. E poi nella richiesta c’è anche scritto “concreto pericolo di fuga anche in considerazione della entità della pena prevista per il reato addebitatomi”. Cioè mi considerano già condannato. Hanno trovato il colpevole, ora cercano le prove. Quando io facevo lo” sbirro” prima cercavo e trovavo le prove, poi le accollavo al colpevole….! Altrimenti siamo a Kafka.

E poi: portate via dalla mia casa (“perché ritenuto capace di abusarne”) non armi (anche se regolarmente denunziate) ma pezzi della mia vita: la mia sciabola da ufficiale dei Bersaglieri, la sciabola di zio Darwin alla battaglia di Sciara-Sciat, il pugnale che aveva in guerra mio padre, il mio pugnaletto da Balilla, la sciabola di ufficiale di zio Fidia, etc…Perché non hanno portato via anche quei pezzi di carta con cui lo Stato mi ha tante volte detto : “ Bravo, hai rischiato la pelle, complimenti e compiacimenti…!”. Credi che abbiano ormai più valore per me o per i miei figli? Se e quando tornerò a casa fa’ in modo che io non li veda: fanne un pacco di cui già conosco il destinatario…!

Se chi ha scritto “concreto pericolo di fuga” avesse saputo o immaginato soltanto da dove vorrei veramente fuggire la sua penna si sarebbe fermata…..

Se quando ha scritto “ socialmente pericoloso” avesse soltanto per un attimo pensato a quale è stata la mia vita, quali cose ho fatto per difendere la società, la sua penna si sarebbe rifiutata di proseguire. E così via, per tutto il resto…..

Al mio processo dovrebbero essere citati tanti morti: mafiosi come Riccobono, Marchese, Inzerillo, Bontate, etc. che direbbero:” Non è vero che noi abbiamo riferito quelle cose sul dott. Contrada ai suoi attuali accusatori”. E poi dovrebbero venire altri morti a parlare di me : Giuliano, Cassarà, Terranova, Mancuso; Chinnici, Costa, Scaglione, Borsellino, Dalla Chiesa, Migliorini, Li Donni, Vicari, Russo, Montana, Basile e tanti, tanti altri……

Ma i morti credibili non parlano ed i vivi non credibili parlano…..