Roma, 28 maggio 1993
Adriana,
l’accenno che hai fatto nell’ultimo telegramma circa Antonio ed il mio giaccone, mi ha riportato ad un mio ricordo di infanzia, quando mio padre partì per la guerra in Africa ed io andavo a letto con un suo guanto che per l’odore mi dava l’impressione di essere a lui vicino. Parlo del 1940. Le cose si ripetono, anche se i mali cambiano.
Questa mattina ho avuto un lungo colloquio con l’avv. Milio. Aspettiamo che si farà il processo! Per ora aspetto Guido che verrà nel pomeriggio, forse con qualcuno dei miei fratelli.
Se tu immaginassi la sofferenza che mi provoca il pensiero, tra gli altri, di aver determinato, sia pure senza colpa, il dolore che leggo negli occhi di Guido e Antonio. E allora torna assillante l’interrogativo: perché tutto ciò? Perché?
Ti abbraccio
Bruno
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