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Testimonianza: Prefetto Vincenzo Parisi

Ecco ciò che pensava di Bruno Contrada il Capo della Polizia Prefetto Vincenzo Parisi, Uomo che ha meritato la stima incondizionata di tutti gli Italiani.
Giudizio rimasto inalterato nel tempo!

Anno 1985
Da una lettera inviata dal Prefetto Vincenzo Parisi, Direttore del SISDE, al Ministero dell’Interno, all’Alto Commissario per la lotta contro la delinquenza mafiosa e, per conoscenza, al Comitato esecutivo per i Servizi di Informazione e di Sicurezza (CESIS) in ordine ad alcune insinuazioni di pentiti riportate da alcuni giornali su Bruno Contrada:
“Elemento di elevatissimo spessore culturale e professionale, di vivacità intellettuale fuori dell’ordinario, il dott. Contrada, seppure di origine napoletana, ha acquistato profonda conoscenza dell’ambiente e dei relativi problemi, dimostrando assoluta dedizione al servizio, in un quadro di impegno e di partecipazione del tutto esemplari.
Su questo sfondo le notizie di stampa ancorché provenienti da una testata di grande rispetto, onorata dalle firme di uomini illustri, appaiono viziate da intendimenti disinformativi e dal fine di porre il funzionario in una luce ambigua e di discussione sul piano della lealtà e della moralità professionale.
Atteso quanto sopra e tenuto conto che nulla risulta in merito alle informazioni formulate, si esprime l’avviso che l’iniziativa, sui cui antecedenti sono in corso accertamenti informativi, possa denotare la volontà di ledere il funzionario nel quadro di un’offensiva che, riguardata nell’ambiente, non può escludere il pericolo di vita….”

Anno 1992
Dal quotidiano “La Repubblica” di domenica 27/lunedì 28 dicembre 1992 (primo numero del giornale uscito dopo l’arresto di Contrada avvenuto il giorno della Vigilia di Natale del 1992):
“” Parisi – 24 dicembre, ore 18 – detta alle agenzie di stampa: ”Contrada è un funzionario irreprensibile ” E non finisce qui la difesa del Capo della Polizia. Per Parisi l’accusa è da verificare.
Si tratta dell’onorabilità di un alto funzionario che la polizia intende difendere perché non ha un solo elemento diretto da poter valorizzare come accusa, in un contesto storico nel quale i processi sommari si fanno con notevole frequenza e in una città come Palermo, dove di calunnie ne sono state fabbricate tante. Bisogna far luce – conclude Parisi- su eventuali interessi ed eventuali Corvi che hanno ispirato ai pentiti dichiarazioni di così grave portata “”.

Anno 1994
– Dalla testimonianza resa, in qualità di teste dell’accusa, dal Capo della Polizia dott. Parisi nel corso dell’udienza del processo Contrada il 15 luglio1994:
“”….Ecco io qui vorrei chiarire perfettamente che il funzionario era accompagnato dalle migliori referenze sia del Prefetto Emanuele De Francesco, sia del Prefetto Riccardo Boccia, E credo che Riccardo Boccia lo avesse ereditato dal Prefetto De Francesco ed apprezzato sul campo…..
“ La conoscenza dei problemi di mafia del dott. Contrada è stata sempre straordinariamente approfondita. Io più di una volta gli avevo parlato per avere orientamenti perchè ero alle prime armi nel periodo in cui egli era arrivato a Roma, riportando l’impressione che fosse veramente un grande conoscitore di questo ramo di attività.
“…….date le referenze ricevute ed il brillantissimo curriculum, direi un curriculum singolare tra quelli dei funzionari di polizia, io devo dire che l’unico motivo (n.d.r.del trasferimento a Roma) era quello di tutelare il funzionario.
“…Logicamente, poi, non che io avessi avuto la notifica di un possibile attentato ai danni del dott. Contrada, però la storia di Palermo e di Cosa Nostra insegna che ogni volta che vi è un attentato alla reputazione di una persona, vi è sostanzialmente un’esposizione della stessa persona a rilevanti pericolo di ogni tipo: o la si uccide sul piano morale o la si uccide col tritolo o con i proiettili.
“ Svolse (n.d.r. a Roma) un incarico essenzialmente interno in cui poteva dare l’apporto della sua conoscenza, della sua esperienza, ho anche detto che più volte lo consultai su vicende di mafia. Era la persona più esperta che vi fosse e devo dire certamente molto, ma molto dotata, anche di una memoria storica significativa, autentica, che permetteva di ricostruire nei dettagli ogni vicenda. Io ero un neofita al tempo in questa materia, quindi per me si trattava di vero e proprio breending, di apprendistato!””

Anno 1995
Dalla lettera in data 9 marzo 1995 della moglie del dott. Vincenzo Parisi – morto il 31 dicembre 1994 – alla moglie del dott. Contrada, ancora in carcere:
“ Signora, mi creda, ho sempre pensato a Lei ed ai suoi figli, che state vivendo un’esperienza così terribile e prego Iddio che davvero voglia essere un Dio di Giustizia facendo trionfare la Verità.
Mio marito credeva nel suo e lo stimava e l’evolversi degli eventi in una maniera così ingiusta e crudele è stato per lui ed è per me motivo di viva sofferenza.”